Biografia
Adon Brachi (Prato, 8 Dicembre 1923 - Firenze, 30 Luglio 2009) è stato un pittore italiano attivo nella seconda metà del XX secolo.
Giugno 1954 Adon Brachi davanti al suo quadro "Darsena" esposto alla "Mostra dei Pittori Pratesi Contemporanei" Premiato dalla giuria presieduta da Ottone Rosai
Anni '50 e '60
Gli esordi
Dal 1953 partecipa a mostre e rassegne regionali nazionali e internazionali, conseguendo premi e riconoscimenti.
Agli esordi, si misura, forse per saggiare l'acquisita capacità grafica e pittorica, con soggetti figurativi ispirati alla vita reale dei quartieri operai nei quali vive.
Predilige le atmosfere silenziose, quasi metafisiche, degli spazi industriali cittadini (fabbriche, darsene) spogli di presenze e degli interni, altrettanto deserti ma illuminati da un vaso di fiori, dal chiarore di una finestra.
La sua tavolozza è inizialmente dominata dalle "terre", con qualche squillo di rosso suggerito da un tetto, o di giallo ispirato da un fiore.
Col tempo accorda sempre più spazio a scorci di cielo o lame d'acqua che giustificano l'emergere degli azzurri e dei verdi che saranno predominanti in tutta la sua produzione ulteriore.
1953 - il dipinto "Fabbrica" (al centro) di Adon Brachi esposto alla Collettiva di pittori pratesi organizzata dall'Associazione Stampa Democratica
Astrattismo
Si libera assai presto dagli schemi imitativi e trasforma la sua figurazione in campiture armoniche fra le quali il colore stabilisce una struttura coerente ed equilibrata.
Le sue composizioni astraggono ed estraggono da elementi naturali e concreti un’espressione formale scarna e misurata, una coloristica armoniosa e sommessa.
Il filtro dei sentimenti è sempre presente e spesso predominante sull’impostazione rigorosamente intelletuale delle sue creazioni, che peraltro le caratterizza.
Gli influssi della pittura informale e delle sperimentazioni “materiche” e “gestuali” sono presenti, soprattutto nelle opere degli anni sessanta, ma il rigore formale ed il controllo del gesto prevalgono e si impongono nella produzione successiva.
Nel 1959 il quotidiano “La Nazione” gli dedica un articolo, a firma di Piero Paoli, nella sua “Galleria di Pittori”[i] ed alcuni mesi dopo, nell’Aprile 1960, Giuseppe Vannucchi, allora critico d’arte per il quotidiano “Il Mattino” gli dedica una recensione[ii], definita dal pittore stesso come il “viatico” a cui farà riferimento lungo tutto l’arco della sua attività artistica.
La sua “consacrazione” in quanto “astrattista” gli viene dall’invito ad esporre alla Mostra Internazionale di Arte Astratta organizzata nel Palazzo Pretorio di Prato[7], dall’11 al 30 giugno 1960, dall'Associazione Turistica Pratese e dalla Galleria Numero di Firenze di Fiamma Vigo[8].
Nel corso degli anni sessanta, le sue opere vengono presentate al pubblico nell’ambito di esposizioni collettive e concorsi, ricevono apprezzamenti di artisti e critici d’arte dell’epoca e sono spesso premiate e segnalate dalle giurie.
La tecnica che Adon Brachi finisce per prediligere è l’olio su tela, senza peraltro mai abbandonare altre modalità pittoriche : disegno a matita, acquarello, più spesso tempera o pastello. Occasionalmente tenta l’affresco e l’incisione.
Anni '70
Neonaturalismo Pratese
Il Natali in particolare, continua a seguire la produzione di Adon Brachi anche negli anni seguenti e ravvisa nel suo stile una maturità ed una stabilità degne di essere riconosciute, se non proprio al livello di movimento o di corrente artistica, almeno come singolarità espressiva tipica di una “forma d’arte” che viene allora definita, dallo stesso Natali, “neonaturalismo pratese”[28][29], associando Adon Brachi ed alcuni altri pittori coevi e perlopiù conterranei operanti con sensibilità analoghe : Sergio Fiaschi, Lucia Mazzoni, Mario Mordini, Anna Sanesi, Primo Tamagnini.
Altri critici, volendo sintetizzare in una formula, più o meno adeguata, lo stile pittorico di Brachi, parleranno di “esistenzialismo naturalista” (Salvatore Maugeri[24]) e di “naturalismo lirico” (Franco Riccomini[30] e lo stesso Elvio Natali[31]).
Nella mostra collettiva dei “neonaturalisti” pratesi che si tiene nel Palazzo Pretorio di Prato[32] alla fine del 1975 Adon Brachi è presente con sei opere del ’74 e del ’75.
Nella Prato degli anni settanta l’interesse per l’arte è vivo e vivace.
I colezionisti locali si affinano ed investono in opere d’avanguardia, convegni ed esposizioni si moltiplicano, si aprono e si sviluppano centri culturali e gallerie d’arte.
Adon Brachi partecipa alle attività[33][34] del “Centro d’Arte di Prato” animato dal fotografo pratese Renato Bencini e del Centro Promozionale Arte e Cultura (CEPAC)[35], allora diretto da Roberto Palma. Redige note di presentazione per le tele di amici pittori, come Piero Arrighini[36] Primo Tamagnini[37] Renza Paoletti[38] Cinzio Cavallarin[39] Luana Vannucchi[40] e per le fotografie del’amico Umberto Falciani[41].
Ancora nella prima metà degli anni settanta, Adon Brachi si cimenta nella realizzazione di opere decorative, realizzate in collaborazione con artigiani esperti in diverse tecniche, non prettamente pittoriche.
Essenziale per il divenire di questa esperienza è l’amicizia con don Vittorio Aiazzi, parroco della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in Prato, dotata di una chiesa moderna, all’epoca recentemente edificata, allora scarna, ma che sarà, nel corso degli anni, arricchita di opere d’arte interessanti[42], di ispirazione ovviamente cristiana, assai varie negli stili dei diversi artisti.
Delle opere concepite da Adon Brachi e realizzate sotto la sua supervisione per la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Prato) in Prato si veda la specifica sezione "Vetrate ed altre opere" di questo sito.
Negli ultimi anni settanta Adon Brachi conferma nelle sue opere, esposte in rare occasioni[48][49][50][51], la maturità pittorica del suo stile di ispirazione naturalistica, di impostazione astratta e composizione geometrica, di sentimentale, moderato e globalmente romantico cromatismo.
La fine del secoloUltime presenze
Nell’ultimo ventennio del secolo XX, Adon Brachi continua a dipingere, fedele al suo pathos ed alla sua tradizione, oramai consolidata, ma riduce notevolmente[52][53][54][55] l’attività espositiva.
Nel 1983, su suo disegno, una vetrata a soggetto sacro viene collocata nella cappella della Residenza Sanitaria Assistenziale “Casa Serena” a Mezzana (Prato).
Partecipa, nel 1984, all’iniziativa “Arte nel paesaggio” del Comune di Cantagallo, con una “Infiorescenza”. L’opera di Adon Brachi è collocata sulla parete di una casa di Luicciana, a fianco di quelle di Gualtiero Nativi e di Vinicio Berti. Artisti di fama internazionale, quali il cileno Sebastian Matta[56], partecipano all’iniziativa.
Schivo da mire mercantili e di competizione, la sua produzione diviene sempre più confidenziale e legata ad occasioni o temi precisi e privati, come confida al critico d’arte e amico Franco Riccomini[57], che lo intervista nel 1991.
Fra i molti pittori pratesi che continua a frequentare, l’amico Umberto Cocci[58] lo stimola a tenere in vita la vena pittorica e lo ospita per alcuni anni nel suo atelier.
Nel 1992, una sua opera “Marina Bassa” è inserita nell’iniziativa “Prato – Arte per la pace” organizzata[59] dal Comune di Prato in collaborazione col comune austriaco di Ebensee, nel quadro del gemellaggio delle due Città.
Nei primi anni del XXI secolo, lo sguardo di Adon Brachi sulle evoluzioni delle arti figurative e della sua propria opera diviene “restrospettivo”, come pure il suo atteggiamento pubblico.
Nel 2000 rinnova la sua partecipazione[60] al “Museo all’aperto” di Luicciana-Cantagallo con “Amuleto silvestre n°3".
Espone alcune delle sue ultime opere[61] nell’ambito della “II Rassegna degli artisti pratesi del ‘900” che investe varie sedi espositive in Prato, alla fine del 2002.
Sue opere vengono ancora presentate a Vaiano, presso Confartigianato[62], nella seconda metà del 2004.
È del 2005 il suo progetto, già citato, per la vetrata della porta centrale della Chiesa del Sacro Cuore di Prato.
Un degrado psico-fisico di ordine patologico lo allontana dall’attività pittorica negli ultimi anni della sua vita. Muore in una clinica fiorentina il 30 Luglio 2009.
L’Associazione culturale “Cesare Guasti” pubblica, nell'anno stesso della morte del pittore, un articolo monografico su Adon Brachi, di Sergio Nannicini[63], inserito nel quaderno n° [7] di “Studi e Memorie”.
Alcuni amici pratesi, fra cui principalmente l’amico pittore Cinzio Cavallarin, si adoperano, dopo la sua morte, per mantenerne vivo il ricordo. Opere di Adon Brachi sono esposte nel 2011[64] e nel 2014[65] nel quadro della rassegna periodica “Gli indimenticabili”, presso il “Centro Visite Area Protetta del Monteferrato”.
Adon Brachi, pittore, si è conquistato, con la sua opera e con la sua discrezione, un posto di rilievo nella Storia dell'Arte toscana, come lo ricorda la sua Città, citandolo, insieme ad alcuni altri protagonisti del "Neonaturalismo Pratese", nell'articolo "Da Lippi ai contemporanei" - accessibile sul Sito WEB della Città di Prato (Pagina archiviata il 29 dicembre 2017).